Impagabile inoltre Andrea Peruzzi, abitante della Badiaccia per il generoso contributo fornito nel mettere a disposizione di noi neo appassionati, la documentazione inerente le indagini storiche da lui stesso eseguite e riordinate, andando alla ricerca di testi che novellano la ricostruzione degli eventi della Badiaccia a Montemuro, per ripercorrere attraverso le testimonianze scritte le vite dei protagonisti del tempo, in ricordo di quella storia che ci appartiene e che ci rende quel che siamo.


BADIA A MONTEMURO



Ricerche sulla Badia a Montemuro

Badia a Montemuro
Regione: Toscana
Provincia: Siena
Comune: Radda in Chianti
Coordinate: 43°33'N 11°24'E - Altitudine:706 m s.l.m.
Abitanti: 26 2001
Pref. Tel: 0577 - CAP: 53017

Badia a Montemuro (conosciuta anche come Badiaccia a Montemuro) è una frazione di Radda in Chianti, in provincia di Siena, sorge a 706 metri di altezza sui fianchi del Monte San Michele. La storia del borgo è strettamente legata con quella dell'Abbazia di Montemuro, oggi chiesa di san Pietro a Montemuro. I resti dell'Abbazia costituiscono la parte più interessante della frazione.



La chiesa di Montemuro venne consacrata dai Cardinali Umberto di Silva Candida e Pietro di Tuscolo nel 1058.
La chiesa attuale, di San Pietro è stata costruita con i materiali recuperati dall'Abbazia. La chiesa è una semplice chiesetta ad aula unica, la facciata presenta un'apertura circolare sopra il portale di Ingresso. Il paramento murario è composta da bozze di alberese. Della vecchia chiesa abbaziale è rimasto il braccio sinistro del transetto che in origine era coperto con una volta a crociera. L'esistenza di questa parte della chiesa abbaziale fa capire che l'edificio religioso in antico era costituito da una chiesa con pianta a croce latina ad unica navata con transetti sporgenti, secondo uno schema abbastanza diffuso tra le chiese abbaziali.

Titolo della chiesa: S. Pietro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Fiesole, abitanti anno 1551 n°111, abitanti anno 1745 n° 89, abitanti anno 1833 n° 136, abitanti anno 1840 n° 156

Fino alla fine degli anni '70 presso la chiesa si erano conservati alcuni capitelli erratici in arenaria. Uno di questi presentava agli angoli delle aquile ad ali spiegate, dimostrando una notevole affinità con i capitelli della non lontana pieve di Santa Maria Novella. Questi capitelli sono stati dispersi.





Schede di… Storia

Un guerriero longobardo ferito in battaglia fugge nei boschi e sale verso la sommità del monte che divide – spartiacque – la pesa dell’Arno.
In questo luogo – oggi chiamato LA BADIACCIA – si incontra con un eremita che lo cura, lo guarisce, e lo converte al cristianesimo.
Insieme costruiscono un’edicola dedicata a nostro Signore Gesù Cristo, usando lo stesso materiale che secoli prima gli Etruschi avevano adoperato per le mura a retta sulla via che collegava la valle dei due fiumi.
Con il lavoro di uomini toccati dalla fede sorge un cenobio per soccorrere e ricoverare i pellegrini, e i viandanti.
Sorgono povere case e la chiesa dedicata a san Pietro, che viene consacrata – corre l’anno del Signore 1058 – da due insigni prelati, il Cardinale Umberto da Silva candida e il Cardinale Piero di Muscolo.
Nel 1125 i Monaci Camaldolesi prendono possesso della Chiesa e del Monastero di Montemuro e costruiscono, mantenendolo sotto la propria giurisdizione, l’oratorio di san Michele agli alti Monti.
Ne fa fede la Bolla di Papa Onorio III; nei testi della Badia a Passignano.
Dello stesso tenore sono i privilegi dei Pontefici Innocenzo III - nel 1138, Lucio III - 1184, Innocenzo II - 1198, dell’imperatore Ottone – 1209, e di re Carlo Iva - 1355.
Numerosi sono i documenti che parlano della Badia a Montemuro, tutti conservati presso l’archivio di stato e già appartenenti alla Badia di Passignano.

“ Nel 1070 “ Azzo figlio di Rainzo e Rozia sua moglie, Raimbero di Adelmo e Teuzo suo figlio, promettono di non molestare il Monastero di Montemuro”.
Nel 1083 “Ranieri di Raniere e Ermengarda sua donna, stando nel loro castello di mons. Boni, donano alla un pezzo di terra posto in loco Pian del Mandrio”.
Nel 1094 “Rolando Signorelli degli Adimari, dona alla alcuni beni che possiede nel vicinato di essa (breve finitionis et perdonationis de assalti, quaned de battitura seu et de vulnera seve di injuria”: le possessioni e i diritti che questa badia godeva furono “appigionati” al principio del secolo XIV alla famiglia Musciatto Franzesi dei nobili di Staggia.
Nell’anno 1513, mediante una breve del Papa Leone X, la fu dichiarata sottoposta a quella di San Benedetto, presso le mura di Firenze, e quando questa venne distrutta, durante l’assedio di Firenze del 1529, la Badia a Montemuro venne annessa al Monastero degli angioli di Firenze.
Nella Badia di Montemuro ebbe origine, verso il 1314, la congregazione dei Girolami agostiniani, fondata da Fra Bartolomeo di Bonone Pistoiese, il quale, deciso a ritirarsi dal mondo,ottenne dai nobili di Monterinaldi il luogo, ormai cadente della Badia a Montemuro.
Fra Bartolomeo si ritirò in questo luogo assieme a vari compagni i cui nomi ci sono stati tramandati da una pergamena custodita negli archivi di Passignano: Piero Corsini nel 1320, Bernardo Lippi, nel 1325, Paolo Bindi e Giovanni Daddi nel 1326, e vari altri.
Nel 1324 Fra Bartolomeo, partì da Montemuro per edificare il Convento delle Campora sul Poggio di Colombaia presso Firenze, come risulta da una Bolla del Cardinal Orsini, Legato Pontificio.
La piccola e pittoresca borgata montana, oggi meglio conosciuta come Badiaccia a Montemuro, conserva alcuni edifici residui del periodo monastico. In particolare ella Chiesa, oltre a parte della facciata, è conservato il braccio del transetto, in origine coperto da una volta a crociera.
L’esistenza di questa parte della Chiesa testimonia che l’edificio aveva una pianta a croce latina ad unica navata con transetto sporgente, schema, del resto, assai diffuso nelle Chiese abbaziali. L’attuale Chiesa è stata ricostruita con i materiali di recupero della vecchia abbazia.
Fino a pochi anni addietro si trovavano, nei pressi della Chiesa, dei capitelli di arenaria, oggi scomparsi. Uno di questi presentava, agli angoli, aquile ad ali spiegate, con notevoli affinità quella della non lontana Pieve di Santa Maria Novella in Chianti.
Carlo Mannini


Abbazia di Montemuro

Nel 1078 risulta già attiva una comunità monastica. Nel 1125 una bolla del papa Onorio II conferma il monastero all'ordine Camaldolese, che quindi già da tempo si erano stabiliti nella zona; ai Camaldolesi venne confermata anche la vicina chiesa di San Michele. All'inizio del XIV secolo la zona era di proprietà della famiglia dei Franzesi, signori di Staggia Senese. Niccolò Franzesi, capo della famiglia, nel 1308 dopo essere stato dichiarato fallito dal comune di Firenze e sottoposto a sequestro dei suoi beni si ribellò all'autorità e si asserragliò ponendo in assetto di guerra le sue proprietà tra cui il castello di Staggia e la Badia a Montemuro.
Intorno alla metà del Trecento la Badia tornò in possesso dei camaldolesi ma all'inizio del XVI secolo questi la unirono al loro Monastero di San Benedetto di Firenze. Quando nel 1529, durante l'Assedio di Firenze, il monastero di San Benedetto venne distrutto la Badia fu unita al Monastero degli Angeli, che ne mantenne il possesso fino ai primi anni del XIX secolo. Dopo la soppressione napoleonica l'abbazia andò incontro all'abbandono che fu il prologo al crollo di quasi tutte le strutture; quello che si è salvato è stato riutilizzato nella chiesa di san Pietro a Montemuro.

Intorno alla metà del Trecento la Badia tornò in possesso dei camaldolesi ma all'inizio del XVI secolo questi la unirono al loro Monastero di San Benedetto di Firenze. Quando nel 1529, durante l'Assedio di Firenze, il monastero di San Benedetto venne distrutto la Badia fu unita al Monastero degli Angeli, che ne mantenne il possesso fino ai primi anni del XIX secolo. Dopo la soppressione napoleonica l'abbazia andò incontro all'abbandono che fu il prologo al crollo di quasi tutte le strutture; quello che si è salvato è stato riutilizzato nella chiesa di san Pietro a Montemuro.
Le strade del Chianti Gallo Nero, di G. Brachetti Montorselli I. Moretti e R. Stopani, Bonechi editore, Firenze, 1984

SINALUNGA
E LE STRADE ROMANE
TRA CHIUSI E FIRENZE

Alfredo Maroni


La località di Badiaccia a Montemuro ha preso il nome dal Monte Muro (720 Mt.), mentre viene chiamata Badia perché al centro del pianoro, fra le case vi è la chiesa fondata da monaci Camaldolesi nel sec. XI. Essi risiedevano nel piccolo monastero attiguo alla badia che fu consacrata nel 1058; i monaci vi rimasero fino al 1661. Nel 1784 la badia, "staccata" dal monastero, come ente a sé divenne chiesa parrocchiale di San Pietro a Montemuro, come è attualmente. Sopra la porta d'ingresso vi è sempre lo stemma dei monaci camaldolesi: due colombi che bevono allo stesso calice; dopo il 1616 fu denominata con il peggiorativo "Badiaccia" per lo stato di abbandono in cui venne a trovarsi fino al 1658.


Robert Davidson: "Storia di Firenze vol 4 pag. 484

Fallimento di Niccolò dè Franzesi, uno de mallevadori di Niccolò, suo nipote Vanne dè Gherardini, dovette andare in carcere per lo zio. Ma questi seppe trarre dalla sua il Comune di Siena, concedendogli il cassero del suo castello di Trequanda , e con l'assistenza, o tacita quiescenza, dei suoi nuovi concittadini, si oppose anche con le armi alle misure adottate contro di lui dal Comune di Firenze.
nella storia del commercio può riferirsi unico il caso di un debitore che poté resistere per anni con le armi ai suoi creditori e al poterer esecutivo e infine vincerla. Niccolò accolse i fuoriusciti fiorentini nei castelli di Montedomini presso Radda in Chianti e di Pian franzese nel Valdarno superiore acquistati al tempo della sua potenza. Egli fortificò la Badia a Montemuro cedutagli dai monaci di Camaldoli e pose in assetto di difesa i castelli di Staggia sull'Elsa e di Colle nel Valdarno inferiore.

Scheda sito Dizionario Geografico Fisico Della Toscana di Emanuele Repetti


BADIA DI MONTE MURO presso la così detta Badiaccia, sul varco dei monti che Chiudono a occidente il val d'Arno superiore, fra le sorgenti della Greve, della. Pesa e del Cesto, nella pieve di S. Maria Novella del Chianti; Comunità. Giurisdizione e 5 miglia toscane a settentrione di Radda, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Erano in origine due piccoli monasteri di Camaldolesi posti sul dorso di Monte. Muro presso il semidiruto fortilizio di Monte Domini; uno dedicato a S. Michele, che dicesi ora la Badiaccia, l'altro a S. Pietro, ed è l'attuale prioria di. Monte Muro, nel piviere di S. Maria Novella in Chianti. Il primo viene designato col nome di Badia vecchia nella bolla da Onorio III spedita il 7 marzo 1125 alla. Congregazione di Camaldoli, cui confermò la Badia di S. Pietro a Monte Muro, e. quella di S. Angelo alla Badia vecchia, insieme con le sue sostanze e giurisdizioni.
Dello stesso tenore sono i privilegi dei pontefici Innocenzo II (anno 1136), Lucio III (1184), Innocenzo III (1198), e dell'imperatore Ottone IV (1209) e Carlo IV (1355).
Le possessioni e diritti, che godevano queste due Badie nel principio del secolo XIV, furono dal priore di Camaldoli oppignorate al famoso Musciatto Franzesi de'nobili di Staggia, siccome risulta da una lite stata accesa fra l'abate di Monte Muro e la società mercantile de'Bardi di Firenze, che subentrò al possesso di quei beni per ordine del governo di Firenze, come amministratrice causa rei servandae: lite che fu vinta dai Bardi con sentenza pronunziata il dì 8 ottobre 1310 dal cardinale Arnoldo delegato apostolico. (ANNAL. CAMALD.).
In conseguenza il capitolo generale dei Camaldolesi, nel 1343, determinò di redimere la Badia e beni di Monte Muro da Niccolò Franzesi, fratello ed erede di Musciatto; lo che fu eseguito in parte nell'anno 1355 (l. c.).
Nel 1513, mediante un breve di Leone X, la Badia di Monte Muro fu dichiarata manuale di quella stessa congregazione sotto il titolo di S. Benedetto presso le mura di Firenze.
Ma essendo stata questa atterrata nell'assedio di Firenze (ERRATA: anno 1329) (anno 1529), la Badia di Monte Muro, ridotta anch'essa in cadente stato, venne ammansata al monastero degli Angioli di Firenze, il quale conservò il giuspatronato della chiesa parrocchiale di Monte Muro sino all'anno 1819. - Vedere Monte Muro (S. Pietro a). - La parrocchia della Badia di S. Pietro a Monte Muro comprende 136 abitanti.


"QUANDO UN’AQUILA SI POSERA’ A MONTEMURO,
AL CALAR DEL SOLE, L’ABBAZIA RISORGERA
"

Così dice un’antica leggenda...



La diocesi fiesolana nel declinare del secolo XIII contava 337 parrocchie, oltre la cattedrale. Vi erano allora 17 monasteri, (12 di uomini e 5 di donne) ciò, il sacro Eremo di Vallombrosa, le badie di Passignano, di Coltibuono, di Monte Scalari, di Tagliafuni e di Soffena, tutte abitate da monaci Vallombrosani; la Badia fiesolana, quella di S. Gaudenzio in Alpe e l'eremo di Gastra, che furono dei monaci Cassinesi; la Badia di Montemuro e i priorati di Tosina e di Pietrafitta, dei monaci Camaldolesi. e Appartenevano alla regola Benedettina le monache di Majano, di Rosano e di S. Ellero sotto la Vallombrosa; erano Camaldolensi le monache vecchie a Pratovecchio e quelle di Poppiena sopra Stia nel Casentino.

FIOR. Badia di Passignano) La ricca prebenda che godevano i pievani di S. Maria Novella passò bene spesso a impinguare le rendite di chi nulla faceva a sollievo di quei popolani. Fra i pie distinti pievani commendatari di S. Maria Novella in Chianti gioverà rammentare il cardinale Giovanni Colonna, amico e protettore del Petrarca, il quale successe al pievano Jacopo di Pazzino de Pazzi, entrambi antecessori di quel Lotteringo pievano di S. Maria Novella, cui riferisce un sigillo illustrato dal Manni. (Sigilli Ant. T. X num. 8)
La pieve di S. Maria Novella all’anno 1299 aveva sotto di s le seguenti otto chiese; 1. S. Lorenzo alla Volpaja, esistente; 2. S. Cassiano (perduto); 3. S. Donato a Lamole, tuttora parrocchia; 4. S. Pietro a Buscialla, esistente; 5. S. Salvatore in Albola, esistente; 6. S. Andrea a Casole, esistente; 7. S. Martino a Monte Rinaldi (ora annesso a S. Pietro alle Stinche nel piviere di Panzano); 8. S. Michele a Colle Petroso, esistente.
Alle sette parrocchie suffraganee della battesimale di S. Maria Novella fu aggiunta quella di S. Pietro a Montemuro dopo la soppressione di questa badia di Camaldolensi.
Un'altra chiesa sotto il titolo di S. Michele alla Badia vecchia, oggi detta la Badiaccia, apparteneva al piviere medesimo prima che venisse aggregata dal pontefice Onorio III alla badia di S. Pietro a Montemuro. Nella quale Badia vecchia di S. Michele ebbe origine un secolo dopo (verso il 1314) la Congregazione dei Girolamini Agostiniani, fondata da fra Bartolommeo di Bonone pistojse. Il quale, trovandosi in Siena fuoriuscito con altri compagni, divise di ritirarsi dal mondo; e avendo ottenuto dai nobili di Monte Rinaldi il luogo di S. Michele di Monte Muro nel territorio d'Albola in Chianti, vi si recò e fu costì dove egli condusse per 25 anni vita eremitica, ricevendo fra i compagni di quel ritiro, nel 1320, Pietro Corsini di San Gimignano; nel 1324, Bernardo Lippi di Firenze; nel 1325 Paolo Bindi e Giovanni Daddi di Siena, Benedetto di Maestro Tedaldo di Firenze, Antonio Lapi di San Gimignano e pie altri.
Dall'eremo della Badiaccia Bartolommeo di Bonone nel 1334, passo a edificare il convento della Campora nel poggio di Colombaja presso Firenze, previa licenza del cardinale Orsini legato pontificio. (CARD. QUIRINI Cronaca della Campora) e Vedere CAMPORA di COLOMBAJA.
La pieve di S. Maria Novella all’anno 1299 aveva sotto di sé le seguenti otto chiese; 1. S. Lorenzo alla Volpaja, esistente; 2. S. Cassiano (perduto); 3. S. Donato a Lamole, tuttora parrocchia; 4. S. Pietro a Buscialla, esistente; 5. S. Salvatore in Albola, esistente; 6. S. Andrea a Casole, esistente; 7. S. Martino a Monte Rinaldi (ora annesso a S. Pietro alle Stinche nel piviere di Panzano); 8. S. Michele a Colle Petroso, esistente.
Alle sette parrocchie suffraganee della battesimale di S. Maria Novella fu aggiunta quella di S. Pietro a Montemuro dopo la soppressione di questa badia di Camaldolensi.







Bibliografia

E.Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846
E. Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, vol. III, Granducato di Toscana, Editore Civelli, Milano, 1855
A.Zuccagni Orlandini, Indicatore topografico della Toscana Granducale, Tipografia Polverini, Firenze, 1857
Notizie storiche sui principali luoghi del Chianti: Radda, Castellina, Gaiole, Brolio, di A. Casabianca, Firenze, 1941
La pieve di santa Maria Novella in Chianti, di I. Moretti - R. Stopani, Firenze, 1971
Le strade del Chianti Gallo Nero, di G. Brachetti Montorselli- I. Moretti e R. Stopani, Bonechi editore, Firenze, 1984


Robert Davidson: "Storia di Firenze vol 4 pag. 484